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giovedì 31 marzo 2011

L'ALBERO DELLA VITA


Verrà la notte,
e nuovamente l'alba
a ricordarci
di non sentirci mai stanchi.

Verrà la pioggia,
e nuovamente il sole
a renderci gioiosi,
della passata tempesta.

Verrà la tristezza,
ed entrerà senza bussare,
senza permesso,
presuntuosa
ci aggredirà e l'ameremo,
sino a che ci abbandonerà
e ne sentiremo la mancanza
quando,
esploderemo di felicità,
troppa per tenerne testa.

Verrà l'addio,
ad avvisarci che è troppo tardi
quando non saremo pronti,
ci consolerà la solitudine poi.

E verrà il sorriso a dipingere
le nostre labbra,
e verrà il tempo a bussare,
e verranno le lacrime,
e poi saranno sfamate dall'abbraccio.

Verrà la vecchiaia,
a chiederci se siamo stanchi,
ma invecchiato anche il tempo,
ormai sordo,
non sente,
procede.

Siddharta-Asia Lomartire

2011 TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Scarna in viso




La mia cella non ha sbarre
perchè non ha ne finestre ne porte.
Incatenata fianco a fianco al mio dolore
affinchè esso mi ami a dovere,
affinchè il mio odio migliore
prenda arma in sè.
E gli occhi più non guardano,
tant'è sempre vuoto lo scenario,
scarno di colori.
Come un avvoltoio,
il tempo attende.


Siddharta-Asia Lomartire

2010 TUTTI I DIRITTI RISERVATI.

mercoledì 30 marzo 2011

RECENSIONE DEL LIBRO: "LA TARA DELL'ATMAN" di Siddharta-Asia Lomartire





Contrasti luminosi,/ quando il buio aspetta la luce,/ e quando essa tarda a giungere, ignara…/ …che oltre l’attesa/ la voglia di cibarsi/ in comunione sublime l’anima e il corpo/ il freddo che ne prende atto./ E dall’atto, la conquista/ dalla conquista la certezza/ veloce, più di un istante/ più di un frangente di secondo./ ESPLODE./ Il buio mescolato alla luce,/ iniettati uno nelle brame dell’altro/ partoriscono sussurri e velocemente/ i miei occhi diventano spettatori../ .. spettatori di qualcosa ancora lontana/ agli occhi dell’uomo/ nascono infinite scie di colori/ come fulmini,/ quasi meteore/ mi fanno spettatore di una galassia, mai vista/ mai conosciuta/ ma che ho sempre cibato./ Anima.” – L’indescrivibile sensazione dell’atman -

In sanscrito, “Atman”, è una parola che indica il vero sé dell’essere umano, una sorta di spirito assoluto, non è semplice per l’individuo associarsi a questa consapevolezza e generalmente l’individuo si identifica con il proprio corpo, con la mente, con i sentimenti e le emozioni. Alla base del dolore c’è l’ignoranza di sé e quindi l’“avidya”.

La Tara dell’Atman”, edito nel 2010 presso la casa editrice Rupe Mutevole Edizioni nella collana “La Quiete e l’Inquietudine”, è un percorso attraverso il verso libero nei territori della conoscenza delle idee e della loro scomposizione. L’autrice, Siddharta-Asia Lomartire, utilizza uno pseudonimo appunto per sottolineare i due poli contrapposti della sua poesia: la luce (Siddharta) ed il buio (Asia). Il libro consta di un’introduzione a cura della Professoressa Carmen De Stasio, 49 poesie ed una post-fazione dell’autrice intitolata “È ancora possibile la poesia?”, saggio finalista del concorso “E-Book Dinamismo – La poesia come voce dell’anima”.

Il versificare di Siddharta-Asia è veloce, impulsivo, i versi sono legati insieme dalla genuinità e dall’impetuosità del pensiero, è un gioco di chiaroscuro quello offerto dalla successione delle parole, un gioco nel quale lo sguardo del lettore si perde similmente a quello dell’autrice in uno spettacolo teatrale senza attori e senza scenografia. Il vuoto e la freddezza che traspare in alcuni sintagmi di “La Tara dell’Atman” è subitaneamente annullato da un pregno sentimento di amore universale. E sono liriche come “Dal corpo in poi.. (ad Alda Merini), “Scende”, “L’ululato del vento”, “Cosa siamo…”, “Inno alla follia”, “Candida in viso”, “E tu dormi”, “Gracile silenzio” che convertono i silenzi assordanti del quotidiano in una danza atemporale di continue accezioni sensoriali ed intime.

La convinzione ci denuda,/ quale alba gelida ha attraversato/ la mia ombra?/ Seducente incatenata a se stessa,/ affamata di libertà,/ applaudiva./ Quale orrore han compiuto,/ di maledizione non si tratta./ E nel ricordo mai vissuto,/ io, mi commuovo,/ e quell’immagine,/ quei ricordi sfocati,/ che prendo da altre menti./ Dal sorriso passo al silenzio,/ la tua voce più non odo,/ che se fossi tu a recitarmi,/ scarna in viso,/ dall’emozione seccherei,/ quasi fossi una delle tante spine,/ di te rosa bianca.” - “Dal corpo in poi.. (ad Alda Merini) -

La potenza dell’immagine si rivela senza tremito, l’autrice si commuove per ricordi mai vissuti, una sorta di sinestesia, di contaminazione spazio-temporale che mostra l’origine di figurazioni irreali ma nel medesimo istante “vere” ed estremamente dolorose. I “presunti” momenti autobiografici, quindi, si mescolano con momenti di vite altre, di vite passate e di vite future, come se la consapevolezza estrema indicasse un’inscindibile unione degli esseri viventi in una sola parola: atman.

Cosa siamo se non frammenti,/ figli scritti e stropicciati,/ rami che accarezzano la luna,/ quando essa sembra essere vicina./ Cosa siamo se non crisalidi/ in attesa del grande volo./ Un predatore che attende/ il giusto momento per/ condannare la sua preda,/ cosa siamo se non anime irrequiete,/ piccoli rivoluzionari,/ cosa saremo se rivoluzionassimo/ noi stessi?” – “Cosa siamo…” -

Alessia Mocci

Responsabile Ufficio Stampa Rupe Mutevole Edizioni


Ecco il link della recensione:

http://oubliettemagazine.com/2011/03/13/la-tara-dell%E2%80%99atman-di-siddharta-asia-lomartire-rupe-mutevole-edizioni/


Intervista di Alessia Mocci a Siddharta-Asia-Lomartire ed al suo “La Tara dell’Atman”





“Dal momento in cui, in poi/ così scarni in viso m’apparite,/ come scheletri/ consumati dal tempo,/ reduci di battaglie da voi mai vinte./Risorgerò dal momento in cui,/ più partecipe/ non sarò dei vostri sguardi,/ al giorno in cui senza meta/ vedrò andarvene./ Risorgerò dalle vostra ossa/ consumate,/ che come la cenere/ ha un percorso/ senza fiato,/ senza dimora.”

La poesia si intitola “Risorgerò dalle nostre ceneri” e l’autrice è Siddharta-Asia Lomartire. “La Tara dell’Atman” edito nel 2010 presso la casa editrice Rupe Mutevole Edizioni nella collana “La Quiete e l’Inquietudine”, è una raccolta di 49 liriche che investe un versificare libero da strutture metriche precostituite ed attento ad una punteggiatura che sottolinea “la sensazione” di Siddharta-Asia Lomartire. “La Tara dell’Atman” in questo modo riesce a stabilire un energico contatto tra autore e fruitore, un contatto che evapora all’interno del corpo per divenire pensiero in presentia. I versi si scambiano vicendevolmente in un gioco agrodolce di racconti tra l’autobiografico e l’universale.


L’autrice è stata molto disponibile nel rispondere ad alcune domande sulla sua persona e sulla sua opera. Buona lettura!




A.M.: Perché utilizzare uno pseudonimo?

Siddharta-Asia Lomartire: L’utilizzo dello pseudonimo nasconde vari significati della mia personalità. Essenzialmente è un nome veritiero, non ha maschere questo nome, è l’assembramento, la comunione, il contrasto tra la luce se cosi vogliamo intenderla ed il buio. Lo stesso nome Siddharta è proprio “uno che cerca” un cercatore, un uomo inquieto, bisognoso di trovare una certezza tra le tante incertezze della vita, l’Assoluto nella relatività dell’esistenza e dei rapporti, che tenta di vivere in profondità la propria esistenza, attraversando tutte le esperienze possibili, la sensualità, il misticismo, la meditazione filosofica, ricercando il tutto nel particolare, forte della convinzione che nessuna acquisizione è definitiva, e che la conoscenza ha sempre innumerevoli aspetti da scoprire. Asia nel contempo è l’esatto contrario di quello che si può interpretare come illuminazione, Asia è l’amante di Siddharta, la sua concubina, sposa, è la parte buia che ciba la luce, l’ombra stessa della luce. Il loro opposto e il loro complemento. Questo nome sono due forze che si contrastano e si intrecciano, dando poi vita alla mia stessa poesia, all’ombra ed alla luce.





A.M.: Poesia e Misticismo. Qual è, secondo te, la ragione dell’utilizzo della poesia per celebrare l’oscurità e la luce?

Siddharta-Asia Lomartire: Mistico e sensuale. La poesia è sacra per cui mistica. Penso sia giusto parlare di poesia come se si parlasse di un “coma” da cui il poeta riesce a trapelare ogni piccolo particolare, dalla quale riesce a risorgere ogni volta che poi crea. La coscienza del fatto che la poesia possa infiltrarsi cosi chiaramente nelle brame di colui che poi ne sarà creatore, da ragione di credere che sia la luce che l’oscurità sono i fondamentali attori di quello che poi si tramuta in uno spettacolo che tra l’ombra (quindi il buio) ed i riflettori (la luce) da cosicché la nascita di quella che può essere la visione, di quello che può essere reale e vissuto, intuito, ma può anche essere una sorta di stato empatico da cui il poeta non può sottrarsi, e pur essendone incatenato e cosciente a ciò riesce a mescolare ed a codificare chiaramente le due forze, che in un unione possono risultare l’inizio e la fine e contemporaneamente la continuità di una preghiera, di un urlo, di un vociferare mistico e sensuale. Il buio e la luce, la ragione.




A.M.: “La Tara dell’Atman” è una raccolta di poesie. Esiste una tematica di fondo che unisce ogni lirica seguendo un file invisibile tra autrice e lettore?

Siddharta-Asia Lomartire: “La tara Dell’Atman” è un fiammifero acceso sull’umanità, preferisco vederlo cosi, preferisco avere questa visione cosi positiva di questo libro, da attribuirgli questo significato. Il peso dell’anima (Atman- il vero se dell’essere) dovrebbe essere un campanello d’allarme in questo mondo privo di sfumature, in questo mondo che non vuole ascoltare, in un mondo dalla quale pur schiavi e coscienti di ciò, si continua inesorabilmente ed inconsciamente a vivere in un finto e banale benessere, il peso dell’anima potrebbe essere la via di fuga da costrizioni e condizionamenti. Principalmente il mio interesse maggiore è quello che il lettore, leggendo, sfogliando e respirando il mio libro possa fermarsi e oltre che leggere, e dopo aver letto, non restare con la coscienza di niente, non elogiare o apprezzare un “nome” di un autore solo per la sua bravura nel esprimersi, ma essenzialmente il mio interesse risiede nella speranza che possano queste parole, queste poesie, queste lettere, queste grida che si rifugiano nel silenzio dare coscienza e far fermare il lettore a riflettere,a cercare,a vivere, a vivere nell’ essenza delle emozioni, in uno stato di empatia tale da permettergli di vedere la continuità dell’essere e di ciò che accade. Essenzialmente non esiste una tematica precisa, o forse c’è e non ne sono consapevole, le mie poesie sono il risultato di tutto ciò che assimilo, di tutto ciò che non sfugge ai miei occhi, che una volta masticato e rimuginato viene silenziosa, come una signora e si posa su di un foglio, come a ricordare che lei è li, impressa. E sono immagini, sensazioni, un groviglio di sensazioni che partorisco e percepisco cosi quasi d’istinto, senza che io possa avere il tempo di rendermi conto di ciò che in quell’istante sto generando. Il filo invisibile c’è e l’ho imbastito cosi raffinatamente da cercare con il lettore una sorta di comunione che porti lo stesso lettore a vivere e rivivere tutto ciò che ho visto e vissuto io stessa prima di dar vita ad una poesia, con l’ausilio di punti e virgole, di attimi e spazi cerco di indirizzare l’autore a seguire una precisa forma di lettura che possa ipnotizzarlo nello stesso modo in cui lo sono stata io nel momento della creazione stessa della poesia.




A.M.: Qual è la lirica verso la quale di essere maggiormente legata?

Siddharta-Asia- Lomartire: In questa domanda se ne cela un’altra: qual è il tuo figlio preferito? E da “madre” risponderei che tutto ciò che ho creato lo amo allo stesso modo, ogni lirica, ogni lettera che abbia inciso per me sono e restano le liriche alla quale sono legata. Parlo di figli, proprio perché per me scrivere rappresenta un travaglio, la nascita. E nel momento in cui do alla vita queste poesie sto dando alla vita una parte di me, un piccolo feto che cresce, una larva che si schiude, anche se molto differente da un comunissimo parto, associo lo scrivere a ciò, quindi è inesistente per me una lirica alla quale sono più legata, ognuna di esse mi somiglia, ha i miei tratti e la mia essenza. Qualcuna anche il colore dei miei occhi!





A.M.: Potendo tornare indietro cambieresti qualcosa di “La Tara dell’Atman”?

Siddharta-Asia Lomartire: Se devo essere sincera, no! Non cambierei nulla, Tutto è accaduto e creato cosi come doveva essere in questo lasso della mia vita. Per me non esiste il “se tornassi indietro.” Tutto accade così come noi vogliamo che accada, siamo noi a dipingere, a dare forma, contorno e colore alla nostra vita ed alle situazioni, nel momento in cui si voglia cambiare qualcosa, disponiamo del presente o addirittura del futuro per poter modificare, o meglio per poter dare una continuità a ciò che facciamo e che siamo.





A.M.: Quali sono gli autori che ti sono stati affianco sino ad oggi?

Siddharta-Asia Lomartire: Tanti, anche troppi a far da coperta quando sentivo la necessità di capire e conoscere, di scoprire da me e non sotto forma di istruzione e condizionamento. E da necessità tutto ciò in brevissimo tempo poi si tramutò in amore. Ho sempre cercato da me di scoprire autori o scrittori, di acquistare libri di cui non conoscessi nulla pur di avere un mio pensiero personale su ciò che andavo a leggere e scoprire. Sono vari gli autori che considero quasi delle fondamenta nella mia vita, al di là dei periodi storici e delle preferenze, penso che la poesia, come la filosofia come l’arte in generale non possa essere catalogata, io stessa non sarei in grado di classificarmi in un età o in uno stile preciso. Penso tutto ciò possa avere solo una parola veritiera: continuità. Non amo fare classifiche ne essere portatore di elogi, ogni poeta, scrittore, filosofo “contemporaneo” e dell’ “età antica” ha lasciato in me un’impronta, un’ideologia.





A.M.: Come ti trovi con la casa editrice Rupe Mutevole Edizioni? La consiglieresti?

Siddharta-Asia Lomartire: Mi sono trovata molto bene con la casa editrice Rupe Mutevole, difatti ho scelto loro per la prima mia pubblicazione del mio primo libro. Sono stati disponibili sin dal primo momento, e hanno dato molta importanza alle mie idee ed al modo in cui io volessi venisse prodotto il libro. Si è instaurato un buon rapporto e spero che sia sempre più alimentato per la passione che ci accomuna: Poiesis. Sicuramente consigliere la Rupe Mutevole edizioni a chiunque voglia intraprendere un percorso stabile e di concretezza. Per quanto mi riguarda mi sono trovata benissimo con loro, e spero di collaborare in futuro.




A.M.: Hai qualche progetto letterario per il 2011? Puoi anticipare qualcosa?

Preferisco pensare che le cose se devono accadere, accadano così, all’improvviso, cosi com’è accaduto con questo libro. Così come all’improvviso giunge la pioggia, così come all’improvviso la mia mano prende a scrivere …



Alessia Mocci
Responsabile Ufficio Stampa Rupe Mutevole Edizioni

Ecco il link dell'intervista:

La tara dell'Atman di Siddharta-Asia Lomartire edizioni Rupe Mutevole





Nei versi di storie che non fanno storia …

… Nelle parole mute …


L’arte è una scelta sofferta, giacché sovente la terminologia scelta per affrontare argomenti che raggiungano il pubblico si ferma nel punto in cui lo sguardo-mente non riesce a penetrare gli interstizi di un’opera. Di una poesia. Il percorso è arduo e sovente arido o inaridito da bizzarre tendenze che mirano a sconvolgere concetti relativi a situazioni storiche che nel tempo hanno decretato la velocità progressiva e un cambiamento – talora stravolgimento – delle prospettive.
Ancora una volta siamo spettatori di un cambiamento rispetto alla innovazione sopraggiunta lentamente nel corso degli ultimi anni ed è alquanto impossibile attualmente parlare di stile del periodo, giacché non una scuola di pensiero si percepisce all’orizzonte, ma una molteplicità di proiezioni che presentano un elemento stabile di congiunzione, che si rivela nella richiesta pressante di dialogo attraverso il mezzo a sé più consono.
La poesia di Siddharta-Asia Lomartire è proiezione contemporanea al suo tempo: è un libro di immagini che rivela un parlare sommesso e sommerso, scomposizione di idee-percezioni-intuizioni, di segni metaforici che nel successivo montaggio di vibrazioni uniscono inesorabilmente l’oggettività con il segno del soggetto, avanzano lungo un percorso dal soggettivismo all’oggettivazione semplicemente incrociando destini individuali e collettivi in associazione libera, ma non disordinata.
Sono versi che parlano di storie che non fanno storia, che vivono e si nutrono di una cultura che apre nuovi varchi alla essenzialità dell’individuo, che non sono oggetto di indagine sociologica perché non urlano, non si impongono. In una scrittura dallo stile fresco si rigenerano pensamenti in un’applicazione individualmente logica, che contempla la vita nei suoi tratti fisici, ne assorbe il significato intimo e ne offre una descrizione che tiene in forte considerazione il vissuto e la proiezione personale.
I silenzi assordano come rumori della quotidiana esistenza, il cui lessico comprensibile si impregna di una significazione intimista e sofferta, ondeggia lungo percorsi fluidi di una coscienza elevatasi a consapevolezza della forza che emana dalla parola e dall’ordine stesso delle parole. Una continua, scomposta affermazione di sé che unisce la frammentarietà dei colori di un’esistenza che si affaccia ostruita e costruita dalle circostanze e che si carica di possente energia:
un abbaglio, ed un foglio bianco dinnanzi a me //……// che la mia stessa gioia non ci credeva // ………………// e le forme prendevano colore // ………(da Il foglio e il pennello)
Evidente é il tenersi dietro le quinte con un sentore di non appartenenza e un desiderio di esserci, soprattutto per sé. Fastidio e noia agiscono come veri sobillatori di un ordine intimo in cui si cerca con sforzo di organizzare la propria esistenza, di trovare uno spazio dove non ripetersi e nel quale ritrovarsi con le proprie dita, la propria testa, la propria penna non meramente per distinguersi, ma per configurarsi fuori dalla serpeggiante omologazione. Questa l’angoscia, questa la lotta, una storia di cui non si può conoscere la conclusione, rinviata ad un poi distante. Ciò che conta è il passaggio, quanta intensità sia stata evidenziata e distinguersi per se stessi e non per apparire necessariamente diversi.
La struttura eclettica e dinamica dei versi segue l’ordine dei pensieri secondo un flusso di coscienza che mescola con agilità la descrizione di momenti (autobiografici o presunti tali) con la percezione estemporanea. Il ritmo fragoroso del pensiero permea la parola di tinte sovraccariche di tensione, di spasmo violento, per poi ricongiungersi con il silenzio in un mutismo che conforta nell’inquietudine.
Timidamente nascosta in un angolo dal quale riesce a concepire le sue parole come scie di colore sparse sul foglio bianco, Siddharta si lascia trasportare non dalla verità di altro, ma da se stessa, raccontando una storia di sé, la sua evoluzione, parlandosi senza sentenze imbastite di assoluto e rinnovando ogni volta una nascita, l’approccio ad una vita come “esercizio” senza fine (quando tutto tace, non odo più i rumori che possano //- attirare la mia attenzione…..// quando tutto tace, anche i miei pensieri più non mi // accarezzano sconfitti dal silenzio // ………………….quando tutto dorme, vorrei dormire anche io (da Quando tutto tace, quando tutto dorme)
Non è questa una storia narrata? Questi versi sarebbero piaciuti ad Alfonso Gatto, a Cesare Pavese o ad Antonia Pozzi.
Immerse in un’atmosfera di profonda malinconia, le parole e la sintassi sono utilizzate con un senso di libertà e di continuità che cancella le certezze prospettiche e si incanala all’interno di percorsi silenziosi eppur roventi per porsi quesiti sul senso della (propria) esistenza. Un’indagine descritta attraverso un linguaggio comune ma che si insinua a rappresentare contesti nuovi, ardui e rappresenta l’imperfezione della visione mediante un impianto completamente assorbito dalle emozioni, rivelato attraverso paradossali similitudini, criptiche metafore che l’autrice racchiude in titoli allusivi in sospensione.
Frenetica e coinvolgente, la poesia di Siddharta si configura come un movimentato dialogo tra tutte le componenti; anche i frequenti segni grafici intervengono a costruire un ordine, mantengono il ritmo, lo interrompono non permettendo alla lettura di scorrere veloce e sfuggente. Ogni situazione diviene pretesto per aprire un varco alla riflessione e crea una tensione complessa in cui le intuizioni le costanti richieste per scrutare e conoscere oltre, per scoprire nuovi messaggi che possano alimentare il desiderio di appartenenza formulano una rima interna in cui osare leggere amarezza, disinganno, malinconia e desiderio di uscire dall’isolamento.
La parola diviene strategia per compiere il miracolo, per accompagnare l’autrice verso un mondo di intercomunicazione tra le proprie percezioni del fuori e di sé e metterle in contatto con i segni della natura. L’azione si svolge in solitudine ed è all’interno della sua stanza che cerca le risposte, tentando una sorta di compromesso tra l’io e il pensiero, con un senso di divina richiesta di trovare una porta e di creare uno spiraglio per dar senso alle cose e dunque a se stessa. Un luogo per auto-riconoscersi. In tal senso le parole assumono un effetto di spontaneità, di rabbia, di inatteso, perché permettono di fermare l’attenzione su quanto nella parola detta e sfuggita non si coglie. O non si desidera accogliere.

Prefazione della Prof.ssa Carmen De Stasio


Per l'acquisto del libro:

http://www.ibs.it/code/9788865910054/lomartire-siddharta-a/tara-dell-atman.html


Ecco il link della prefazione: