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martedì 13 aprile 2010

È ancora possibile la poesia?

La visione pessimista dell'età contemporanea fatta da Montale svela una severa verità: nel benessere, nell'evoluzione della propria vita, l'uomo porta se stesso alla sofferenza, quasi inspiegabile. Montale, infatti, afferma che ormai si vive in un età dove tutto è dovuto e tutto si può (o si crede di potere), dove questo "superuomo" si pone al di sopra di ogni altro essere e si crede autore e regista assoluto della propria esistenza. Relativamente al tanto esaltato raggiungimento di una stato di benessere, Montale rivela come ciò che l'uomo "ha" in quest'epoca, dove si produce e si distrugge per produrre qualcosa di più sofisticato e inutile, in realtà trasforma l'uomo stesso in un "contenitore", un involucro pieno di niente o di sofferenza arrivando a fargli pensare che realmente l'uomo e giunto ad aver orrore di se stesso e che abbia perso la propria identità. In tale situazione si potrebbe affermare che questa sofferenza nasce dal fatto che non ci siano più delle valide forme di sensibilità tra gli uomini e ciò che li circonda. In quest'età dove tutto si può, dove soprattutto i giovani non hanno una loro identità, ne sanno dove cercarla, dove tutto ruota inesorabilmente intorno al benessere, o per esser più sinceri al "ben-avere e al ben-apparire, le arti, le vere arti, non hanno più un loro giusto modo di esser prodotte e interpretate; man mano vanno perdendosi, ed in questo mondo, il mondo di oggi, che significato assume la poesia? Potrebbe essere che l'arte si sia ridotta ad un semplice strumento per la quale un "essere" arriva a manifestare il suo malessere, il suo dolore; potrebbe essere un modo per diventare famosi, essendo ormai schiavi di schemi e vogliosi di facili successi, o meglio, potrebbe essere uno strumento di luce per quest'età cupa. Quest'epoca sembra stia andando verso la propria rovina poiché è priva di ideali, di convinzioni, di vero amore per se stessi e per ciò che ci circonda. Cosa ne sarà, e come diverrà il nostro mondo? Un mondo in cui la gente vede ma non guarda più, in cui ciascuno fa sistematicamente solo per routine le solite cose senza avvertire i propri più intimi desideri di sentirsi e di essere parte ben integrata di un mondo che dovrebbe essere la dimora di serenità e empatia. Ma sotto un punto di vista psicologico si potrebbe affermare che è l'uomo stesso ad auto condizionarsi o ad essere condizionato dai suoi stessi simili a questa grigia vita. La poesia, come ha sempre fatto in passato, può essere considerata un fiammifero sull'universo del pensiero umano, della sua reale condizione, dei suoi più intimi e a volta inconsci sogni, desideri e paure e, in quanto tale, è lo specchio di chi la crea; può rilevare le sue situazioni, i suoi pensieri e magari, perché no, svelare un eventuale via d'uscita e di "riscatto", suggerendo le giuste riflessioni per concretizzare il giusto modo di vivere in un mondo moderno ma con solidi principi.
Che posto ha oggi la poesia, nel mondo moderno?!

Oggi, come ieri, la poesia è la nostra "carta d'identità", quella di chi non si riconosce più, non ha ne nome ne cittadinanza, ne storia passata ne speranza futura, quella su cui è scritto, nello spazio "segni particolari", . . . . nessuno.

Siddharta-Asia Lomartire

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